Move

L’occhio magico di Sveva

Eravamo oggetti, siamo ora cose.
Eravamo impronte della vita destinate a svanire; ora siamo messaggeri del tempo.
Eravamo macchie, screziature, volgari patacche, mute presenze marginali e desuete,
ferite incurabili su spoglie incustodite;
Siamo ora orme di ricordi sopravvissute all’oblio, tracce sottili di esistenze al
quotidiano, tramutate in rivelazioni, improbabili segni del tempo promossi a
chimerici paesaggi narrativi.
Eravamo schiavi ordinari siamo ora decorosi patrizi.
Promossi da servi obbedienti a protagonisti di senso; da oggetti di distratta
indifferenza a soggetti di tenera attenzione; da stigmate d’indifferenza a tesori
simbolici della vita domestica.
Riti di trasfigurazione per magiche emancipazioni hanno travolto le nostre meste
esistenze.
L’occhio magico di Sveva muta il nostro silenzio in parole;
Parole senza fine, poiché inesauribili sono i nostri messaggi;
Tanti messaggi quante sono le persone predisposte ad ascoltarli con lo sguardo;
Tante epistole parlanti quanti sono gli occhi che le ascoltano;
Missive dal sapore di fiaba, che raccontano lembi di esistenza felice in luoghi
immaginari.
L’occhio magico di Sveva varca gli usci delle nostre pene;
Coglie nella nostra nascosta identità i segni della nostra nobiltà;
Spia il nostro avvenire dietro gli steccati del nostro abbandono;
Scova il nostro destino nelle metafore delle nostre parvenze;
Tratteggia i confini delle nostre nuove dimore;
Rivela parentele con antenati d’arte.
Riti di trasfigurazione per l’iniziazione alla vita.
Sveva convoca, annuncia, lancia, chiama.
Traccia la rotta di viaggi senza meta;
Propone complicità inattese con amici improbabili;
Insinua i nostri fantasmi in celesti tramagli ;
Poi, con mesto amore e con discreto orgoglio, ci schiude gli usci del mondo.

Fabrizio Sabelli

  • Vedi la mostra: Move